A day in the life
Noi che passiamo tanto nostro tempo a scrivere, qui sui blog e sui socialcosi, forse non abbiamo creato un futuro, non abbiamo innescato un cambiamento, non abbiamo reso – chissà se potendolo fare – il mondo migliore di com’era quando lo abbiamo trovato. Avevamo le magnifiche sorti e progressive nelle nostre mani, e quelle sono sfilate tra le nostre dita come sabbia. Forse non abbiamo fatto tutto questo, come dicono quelli che queste cose le studiano: e io mi fido di loro. Ma forse stiamo facendo qualcosa di ugualmente importante, pur senza accorgercene. Stiamo raccontando il presente, e persino un pezzo di passato. Tra venti o cinquant’anni si potrà ricostruire un giorno della vita di questo paese, e forse si riuscirà a farlo meglio grazie a noi, e al racconto delle piccole, microscopiche storie che contribuiscono a fare la Storia. Si potrà capire chi eravamo leggendo i post con le k, i racconti familiari, quelli degli scazzi lavorativi, quelli delle vacanze, quelli delle modeste passioni politiche dei nostri tempi incerti. Mi piace pensare che questo sarà possibile senza aver bisogno del Giampaolo Pansa di turno, di quello che te lo dice lui come eravamo, di quello che la Storia sono io, mi piace pensare che sarà un grosso puzzle vero quanto gli affreschi di Pompei, mi piace pensare che ogni giorno ne stiamo creando una tessera colorata.
[Dedicato alla Signora Maestra, che le sia lieve la terra]