Quando
Mio padre, chi mi legge da tempo lo sa, era un carabiniere. In realtà lo è ancora, perché è una di quelle cose che non si smette mai di essere, e il mi’ babbo gode per fortuna ancora di buona salute. Di tanto in tanto, durante questi anni, mi è capitato di osservarlo mentre guardava il telegiornale o leggeva un quotidiano, e vederlo scuotere la testa quando apprendeva di qualche suo collega che era venuto meno al suo ruolo, di persona onesta e di – cosiddetto, perdonate la retorica – servitore dello stato. Ci restava male come se quel guaio, o peggio quel crimine, lo avessi fatto io, il suo presumibilmente più caro affetto insieme alla moglie. Era come se quel collega avesse sporcato anche il suo, di buon nome. Mio padre non è tanto bravo con le parole, ma una delle cose che credo sia stato capace di insegnarmi è che il rispetto non puoi averlo, se tu non rispetti te stesso. E lui, nella vita e nel lavoro, si è sempre rispettato. Con modestia, con tranquillità, facendo un lavoro apprezzato da molti e disprezzato da molti altri.
Pensavo a questo, leggendo l’appello “Se non ora quando“. Pensavo che questa manifestazione, questa mobilitazione femminile sembra una cosa bella e buona e giusta, ma che c’è qualcosa che mi suona stonato. Mi suona stonato leggere che la manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, per dividerle tra buone e cattive. Perché se tu non ti rendi conto che fra le tue fila c’è un sacco di gente che non fa nulla per farsi rispettare, un sacco di gente che non ti devi vergognare di additare perché si è comportata nel miglior modo possibile per non godere di quel rispetto che vai a pietire due paragrafi dopo (“Chiediamo dignità e rispetto per noi e per tutte”), se non vedi che tante di quelle che tu difendi per motivi di genere sono invece ogni giorno pronte a sostenere in tutti i modi proprio quello stile di vita e quei comportamenti che il rispetto e la dignità non sanno dove stiano di casa (e sai? mica ti sto parlando della Santanchè o della Biancofiore o della Gelmini, no. Pensi che il presidente del consiglio sia stato votato e – soprattutto – verrà votato solo dai maschi? Lo pensi davvero?), se non ti rendi conto di queste piccole cose, allora io non so cosa farci. E mi dispiace sai, perché poi alla fine vieni a chiedere a me di dimostrarti amicizia, come se non lo avessi mai fatto, come se non lo facessi – con tutti i miei limiti – ogni giorno: e non perché sei una donna, ma perché sei una persona. E’ che ho un problema a rispettare qualcuno che non rispetta se stesso, e che di questo va pure orgoglioso. Io sono qui, ti aspetto.
[Se volete leggere anche altro, di roba in rete ce n’è tanta. Qui, ad esempio, trovate qualcosa]