Greetings from Ljubljana – M.
Lo capisci subito che M. non è di qui. I lineamenti, il colore dei capelli, la forma delle labbra. E infatti è nato in Libano, ha vissuto in Francia e in Algeria, ha sposato una finlandese, lavora in Slovenia, un paio di volte al mese va a Zagabria e Belgrado. Non siamo amici – I always say to my people, you can’t be too friendly with your suppliers – ma ci portiamo quella strana forma di rispetto e simpatia della gente che si è scontrata sulle cose di lavoro ed è riuscita a venirne fuori con una soluzione. Parliamo sorridendo della prima riunione che abbiamo fatto insieme, trenta minuti secchi a disposizione per convincerlo a comprare un progetto che mi aveva portato via quattro mesi di preparazione e non meno di una ventina di ore di presentazione a tutto il team del marketing, eravamo seduti gli uni di fronte agli altri e in mezzo il ragno della conference call, questo si mette a suonare, ovviamente nessuno risponde, lui senza smettere di guardarmi in faccia allunga la mano, prende l’aggeggio, lo rovescia e stacca il cavo del telefono – now you can continue: gli dico “sei un fenicio”, che a suo modo per me è un complimento, e lui lo prende come tale, ride, yes I think I am. Gli chiedo com’è vivere qui, lui finisce il vino bianco che ha nel bicchiere, puoi vivere bene in qualsiasi parte del mondo se hai degli amici che puoi vedere la sera e una terrazza o un salotto dove bere un bicchiere di vino, dice. Guardiamo le ore, manca poco alle due, se non sbaglio hai una riunione tra poco, sì, ok, grazie per il pranzo, il prossimo è mio.