Money, money, dinero
Mr. Bush sta per battere cassa: 60 miliardi di Euro per pagare i costi diretti della guerra, includendo la ricostituzione degli arsenali al livello pre-guerra, 7,5 miliardi di Euro per la prima ricostruzione e sforzi di natura umanitaria (di cui 4,7 non destinati all’Iraq, bensì alle nazioni dell’area interessata che supportano la posizione americana: Pakistan, Israele, Giordania e Turchia), 3,8 miliardi di Euro per aumentare le difese americane contro l’accresciuta probabilità di attacchi terroristici. Insomma, quasi 72 miliardi di Euro: verranno dati quattro soldi agli iracheni (in nome della cui libertà pare che si combatta la guerra), ne saranno spesi un mare perchè gli Stati Uniti si troveranno a vivere sotto assedio o comunque con la paura di nuovi attentati, e – dulcis in fundo – verranno costruite ancora un po’ di armi di qualunque tipo. Oh, attenzione: la richiesta vale per la parte rimanente dell’anno fiscale americano, che termina il 30 settembre. Da ottobre in poi, nuova richiesta di finanziamento. Roba che Cirino Pomicino fa la figura del risanatore di bilanci pubblici.