Una riga di gesso
Nel 1979 ero, in fondo, troppo piccolo per capire la portata epocale di una tournee musicale. Per me, De Andrè + PFM è sempre stato il violino di Zirichiltaggia, e comunque una manciata di canzoni belle, che non mi sono ancora stancato di riascoltare, di tanto in tanto. Però sabato ho comprato questo libro, ed ho capito un po’ di più, e ho quasi provato nostalgia per un tempo che ho necessariamente vissuto a metà.
IBS
November 17th, 2008 at 13:52
oh, lo hai comprato. oh.
November 17th, 2008 at 13:55
Anche io ho lo stesso strano rimpianto per un’epoca che non è stata la mia ma di cui ne ho solo annusato l’odore. Qualche anno fa mi è capitato di sentire la PFM dal vivo in un concerto che riproponeva il primo LP tratto da quella tourné: stessi identici arrangiamenti. Dopo tanti anni passati a sentire certe canzoni suonate in tante versioni, ascoltare da un palco l’attacco di Bocca di Rosa che era proprio quell’attacco di Bocca di Rosa, né più né meno, ti assicuro che è stato emozionante. Da piangere di commozione. Poi la voce di Di Cioccio, cantava lui, ti riportava con i piedi per terra e la musica tornava ad essere l’ennesima versione. Dopo la prima strofa però c’è la marcetta ancora una volta e ancora una volta l’emozione.
Grandi.
November 17th, 2008 at 14:32
Auro, cara, vuole farci un giro?
Nessuno: li ho sentiti diverse volte, e quello della voce di Di Cioccio non è mai stato un problema, perchè non ha mai voluto imitare De Andrè. E’ sempre stato un ricordo e un omaggio. Peraltro, dopo aver letto il libro, mi spingo a dire che – anche senza volerlo fare – la Premiata omaggia anche se stessa, perchè la gran parte di quelle canzoni sono al 50% loro, tale è stata la forza e la profondità dell’intervento che hanno fatto.
November 17th, 2008 at 16:20
eh si.
ce ne fosse, di musica così, ora.