Semplici conoscenti
C’era un tormentone tanti anni fa, ai tempi delle Sturmtruppen. La guardia gridava il chi va là, chiedeva “amici o nemici?”, e dal buio arrivava la risposta, che era invariabilmente “semplici conoscenti”.
Ecco, ci pensavo questa mattina, quando per un caso mi è tornato in mente il primo messaggio che ho ricevuto qualche mattina fa, mentre congelavo nel sole dell’inverno della mia gioventù davanti a una camera mortuaria, mandato da una persona incontrata una sola volta in tutta la vita, una persona che non chiamo amica per pudore e rispetto, ma che per me è come se. E ci pensavo in questa settimana di autostrade e strusci e cene e alberghi, all’inizio di un altro anno di aeroporti e fiere e happy hour e networking party, pensavo che basterebbe poco per definire le persone per quel che sono – amici, nemici, semplici conoscenti – prendendone serenamente atto, senza arrampicarsi sugli specchi delle regole di questi bassi tempi di reti sociali. Ci pensavo, dicendomi che alla mia età sarebbe anche l’ora di imparare a farlo, sarebbe anche l’ora di crescere.