Niente lacrime per Anna
Qualche mese fa, una dozzina o poco più, mi sono detto che forse era l’ora di provare a colmare qualche buco delle mie letture, e farle sembrare un po’ meno l’incerto risultato delle poco consapevoli scelte di un pur volenteroso studente della Scuola Radio Elettra. Allora mi sono messo di buzzo buono: Tolstoj, Dostoevskij, Fitzgerald, Salinger, Melville, Dickens. E’ passato un anno, e quel che so è che ho incontrato tre o quattro personaggi enormi, drammatici, da chiudersi in casa e non voler fare altro se non sapere come andava a finire: Andre Agassi raccontato da se stesso in Open, David Foster Wallace raccontato da David Lipsky in Come diventare se stessi (anche se il titolo originale è millemila volte meglio – Although of Course You End Up Becoming Yourself) e da D.T. Max in Every Love Story Is A Ghost Story, Bill Walton raccontato da Bill Simmons in The Great Book of Basketball e Tino Faussone raccontato da Primo Levi in La chiave a stella. Mi dispiace Anna, niente lacrime per il tuo suicidio: ma non disperare, una De Filippi per te si trova sempre.