La fine del mondo non è dietro l’angolo. A meno che non sia già arrivata
Commentando questo post, Angelocesare scrive: Pubblicità = Fine dei blog.
Non fosse altro che perchè mi guadagno da vivere facendo il “marketer” – e quindi vorrei lasciarmi qualche speranza per il futuro – non sono d’accordo.
Francamente, non fremo di libidine all’idea di vedere la blogosfera costellata di banner, interstitial, pop-up e via dicendo. Mi piace l’idea di frequentare un mondo no-profit, e addirittura di farne parte. Però, proprio il paragone con quello che nello slang economico si chiama “terzo settore”, mi fa dire che la fine del mondo non è dietro l’angolo, a meno che non si pensi che sia già arrivata.
La beneficienza è diventata un lavoro per migliaia di persone. Le charities, quale che sia la loro dimensione, vivono di pubblicità , ed hanno giri di affari con molti zeri. Utilizzano esattamente gli stessi strumenti di comunicazione che vengono impiegati da aziende che hanno come scopo quello di portare a casa utili a due cifre percentuali. Questo inficia la bontà di quello che fanno? L’opera di Telefono Azzurro è meno nobile a causa del suo farsi pubblicità e del suo accettare sostegni da privati e, soprattutto, da aziende? Per quanto mi riguarda, fino a che non ricevo una prova contraria, la risposta è “no”.
Se l’esempio è abbastanza chiaro, sposto il discorso sul blog. Trovassi domani un banner in casa di B.Georg, trasalirei di sorpresa, senza dubbio. Ma questo non mi porterebbe a scappare a gambe levate verso lidi meno compromessi. Anzi, sottoporrei i suoi post ad una lettura persino più attenta, per vedere se posso continuare a fidarmi di lui. In fondo, è quello che cerco di fare anche con gli altri media che uso per informazione o svago. Cerco di capire se il ritratto del mondo che mi offrono è (troppo) condizionato dai loro inserzionisti pubblicitari. Non credo che ci si dovrebbe comportare in modo diverso, navigando nella blogosfera, a meno che non si pensi che questo è un mondo soggetto a leggi diverse.