Bene comune
Io sull’indulto non avevo e non ho le idee chiarissime. Sono cosciente delle oscene condizioni dei detenuti italiani, e le ritengo una vergogna alla quale va messa una pezza; al tempo stesso, l’indulto è misura dagli effetti temporanei: restando immutate le condizioni che oggi portano migliaia di persone dietro le sbarre, basterà qualche anno per trovarsi di fronte alla stessa situazione che ha portato all’assunzione della misura (ora, se queste condizioni sono giuste, sarà bene che si dia impulso all’edilizia carceraria; se non lo sono, sarà bene che si cambino le leggi che portano “ingiustamente” in galera tanta gente).
Comunque, tra tanti dubbi, una certezza ce l’ho: usare un caso singolo per influenzare o giudicare una decisione che ha effetti diretti su decine/centinaia di migliaia di persone, e indiretti sul paese intero, è – per usare un eufemismo – una porcata, che la persona si chiami Cesare Previti oppure Mario Rossi.
[Sono troppo cinico se scrivo che trovo una porcata anche il fatto che il ministro competente si premuri di far sapere che nei prossimi giorni incontrerà di persona la protagonista del caso specifico? Cosa cazzo significa “bene comune”, per Clemente Mastella?]
Repubblica.it
July 30th, 2006 at 23:32
Ti sbatto fuori
Il contadino una opinione sul indulto c’è l’ha. Sente da almeno 5 anni che bisogna fare qualcosa: nei carceri italiano predisposti a rieducare (???) al comportamento civile 40.000 persone ci stanno in 60.000, e la legge occhio per occhio, dente…
August 3rd, 2006 at 08:20
[…] Bene comune […]
August 4th, 2006 at 21:41
Vero vero.
Nel merito, visto che l’indulto è stato motivato descrivendo le condizioni dei carcerati e l’effetto crinimogeno delle carceri, dico che sarebbe stato serio accompagnare l’indulto a qualcosa (qualsiasi cosa: un provvedimento, un progetto di legge, un cenno) per far capire che si vuole cambiare il sistema penitenziario. Invece niente di niente.