Niente trucchi, per favore
Qualche giorno fa cercavo roba nell’hard disk, e mi sono trovato a guardare inebetito dei file dei quali avevo perso memoria: le tesi congressuali di Bersani, Franceschini e Marino. Credo di essere uno dei quindici italiani senza incarichi o tessere di partito che abbia avuto il masochistico fegato di leggersele. Dovessi dire perché lo feci, potrei solo rispondere “per capire che non c’é niente da capire”, aggiungendo in chiusura che fu “una cosa divertente che non farò mai più”. Poi immagino che ci ricascherò, se non altro per l’imbarazzo autoinflitto del sentirsi uguale in tutto e per tutto agli avventori del bar dell’Esselunga dopo una vita passata a costruire il complesso di superiorità basato sul “ragiona, usa la testa”. Epperò, al termine dell’estate e all’inizio della tournée di Renzi, dopo un’infornata di libri, dotte prolusioni via YouTube, interviste e saggi e post e tweet, dopo aver guardato in faccia un libro di foto segnaletiche di dirigenti di ogni ordine, grado ed età che hanno tutti – tutti – passato la loro stagione di destra liberista finendo poi, dieci o vent’anni dopo, per distinguersi solo tra coloro che nelle ricette della terza via blairiana credono ancora fuori tempo massimo e quelli che puntano il dito sul loro fallimento omettendo di ricordare il loro personale e convinto sostegno perché grazie a Dio c’è sempre qualcuno di più vecchio e onusto di gloria al quale chiedere di farsi da parte, dopo un’estate così e prima di un autunno che non si prospetta meno denso di chiacchiera vanesia, guardando quei file vorrei solo dire il mio voto ve lo darò lo stesso, l’ho sempre fatto, continuerò a farlo, ma percaritadiddio state zitti, tutti, vi conosco troppo bene e da troppo tempo per credervi ancora, per credervi davvero.