Greetings from Shanghai 2012 – Piedi
All’incrocio tra Xizang Lu e Jiujiang Lu siamo in tanti, fermi ad aspettare che il semaforo torni verde. C’è il solito caldo appiccicaticcio e inquinato di sempre, e le folate di aria che vengono dal canalone pedonale di Nanjing non fanno altro che alzare sudore e gas di scarico. Porto gli occhi verso il basso. Là in mezzo guardo un piede di donna, vestito da una scarpa elegante, tacco alto ma non troppo, che regge il peso di uno scooter rosso con una ruota in strada e una sul marciapiedi. Alzo gli occhi, seguo la gamba della donna, la gonna nera poco sopra il ginocchio, la camicetta bianca, la borsa, la pettinatura curata – potrebbe essere una middle manager, una executive assistant, una qualsiasi tra le quasi venti milioni di persone che vivono qui che ha un biglietto da visita stampato su due lati, uno scritto in cinese e l’altro in inglese, una con un appartamento né grande né piccolo, con uno stipendio abbastanza buono da potersi pagare dei buoni vestiti, un parrucchiere, un ristorante, un fitness club, un biglietto di un treno ad alta velocità. Riporto gli occhi in basso, a pochi centimetri da quel piede ce ne sono altri due, di uomo, distesi su un fianco, neri di uno sporco ormai preistorico, tagliati, pieni di croste. Muovo lo sguardo in orizzontale, verso sinistra, seguo la linea di un pezzo di tela che un tempo era un pantalone, poi all’altezza del ginocchio non vedo più nulla, il corpo sdraiato per terra al semaforo tra Xizang e Jiujiang scompare in mezzo alle cento, duecento, mille persone che aspettano il verde del semaforo e il fischio del vigile urbano per muoversi andando a ricreare l’ennesima immensa fiumana che riempie ogni centimetro della città. Il semaforo cambia colore, il vigile urbano fischia, la punta del piede della donna spinge quel tanto che basta per muovere lo scooter verso il centro della strada. Mi muovo anch’io, e i piedi dell’uomo spariscono nella folla.