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    27/03/2003

    Filed under: — JE6 @ 08:51

    Commenti alle note rubate
    Pochi rapidi commenti al
    post di B.Georg sul nostro dialogo a distanza (di cui si trovano tracce qui e qui). Dapprima, il fatto che avere un’opinione e non una verità non sia un gran passo avanti nel processo di creazione e modificazione delle idee. Beh, no: nella mia ingenua testolina, il possesso di una verità coincide – per ciascuno di noi – con una trave od un muro portante della nostra vita, e come tale irrinunciabile ed indiscutibile (a meno che non sopravvengano terremoti, tsunami e cadute di meteoriti). L’opinione, in questo senso, sta sicuramente uno o due gradini sotto: è un infisso, una porta, in alcuni casi addirittura semplicemente un soprammobile che possiamo prendere e spostare, magari dietro suggerimento altrui – e provarne anche piacere. Insomma, verità ed opinioni coesistono in ciascuno di noi – per fortuna.
    Mi interessa poi la riflessione su diversità e produzione di idee, dove B. dà maggiore valore a quest’ultima. A me pare che le due cose si autoalimentino: se ci sono idee diverse, le si confronta (ovvio, si deve volerlo fare) e – se non altro per ragioni di umana competitività, cioè per trovare argomentazioni che alla fine ci diano ragione – si producono nuove idee, hopefully migliori di quelle precedenti.
    Da ultimo, continuo a non essere d’accordo sul fatto che un blog non sia “opinione pubblica”: lo è, eccome. E’ proprio la natura del mezzo utilizzato che lo rende tale. Non nascondiamoci dietro ad un dito: il nostro diario, qualunque sia il suo contenuto, lo potremmo tranquillamente tenere come le giovinette dell’Ottocento, vergando i nostri pensieri con una penna d’oca od una Pentel su foglietti nascosti in un cassetto della scrivania. Invece, andiamo sulla rete. Perchè sappiamo che, dall’altra parte del cavo, ci sono milioni di persone alle quali potremmo far arrivare il nostro pensiero – ed è proprio ciò che vogliamo fare. E quindi, l’espressione della nostra opinione diventa (piccola) parte dell’enorme e non facilmente controllabile processo di formazione dell’opinione pubblica. So che il discorso non finirà qui.

    7 Responses to “”

    1. utente anonimo Says:

      solo per chiarire quello che secondo me e’ un equivoco. Non sto dicendo che la blogsfera sia irrilevante o che solo i media tradizionali formino opinione pubblica. Quello che voglio dire e’ che la rete e’ talmente rilevante che sta cambiando l’oggetto che si cela dietro il termine “opinione pubblica”. Solo in questo senso dico che la blogsfera “non e'” opinione pubblica. La nascita dell’opinione pubblica e’ legata a certi media (la stampa in particolare) caratterizzati da unidirezionalita’ e scarsita’. Gia’ la tv ne ha cambiato i connotati. Ora la rete li cambia ancora. Si puo’ tranquillamente utilizzare lo stesso termine, ma i processi sono in realta’ molti diversi. Il mio interesse e’ capire questa diversita’. ciao 🙂
      georg

    2. Ossignore Says:

      mi sembra di capire quindi che una verità non è altro che un’opinione non ancora confutata, e questo mi conforta (e sconforta allo stesso tempo ma per ragioni differenti;-)). Il blog invece è, più che opinione pubblica, l’intenzione di rendere pubblica un’opinione, e questo invece che sconfortarmi mi rallegra. a questo punto vorrei capire quali sono le dinamiche dell’istituzionalizzazione che rende un’opinione semplice un’opinione pubblica. secondo me il fatto che vince sempre ciò che lava più bianco è una fesseria (ma chi sono io per non dire fesserie;-)?)ciao:-)

    3. Squonk Says:

      Georg, io penso che il processo di formazione dell’opinione pubblica non sia davvero cambiato. C’è un mezzo di comunicazione attraverso il quale fluiscono idee e visioni del mondo (più o meno interessate): se ci sono tante persone che fanno riferimento a quel medium, allora si “fa” pubblica opinione. E’ una questione di quantità, essenzialmente. Secondo me, of course.
      Ossignore, secondo il mio modestissimo punto di vista, questo è il processo di “istituzionalizzazione” sul quale ti interroghi. No?

    4. utente anonimo Says:

      ma cosi’ non ti perdi la diversita’ dei media? Essendo anche le tavolette sumere un medium, tra noi e i sumeri ci sarebbe solo una differenza quantitativa? 🙂 Credo che non solo diversi media hanno processi differenti ed effetti sociali differenti (che varrebbe la pena chiamare in modo diverso), ma che, reciprocamente, l’invenzione e l’affermazione di un nuovo medium dipende dalle specificita’ dei contesti in cui emergono, dei desideri sociali e dei rapporti di potere specifici di quella fase. Se hai la pazienza di sopportarmi ancora, nei prox giorni provero’ a chiarire la mia posizione. Ciao 🙂
      georg

    5. utente anonimo Says:

      Credo di aver calcato un po’ la mano, ma sono abbastanza convinto dell’importanza dell’elemento quantitativo. Il bello (ed il brutto al tempo stesso, se vuoi) dei nostri tempi sta nella clamorosa varietà dei mezzi di comunicazione di cui disponiamo e che possiamo usare in prima persona. Su questo, credo che ci troviamo d’accordo, no? Ma veniamo al tema della pubblica opinione: secondo me, questa espressione significa “opinione condivisa”, e questo comporta l’introduzione dell’elemento quantitativo di cui sopra. Naturalmente, non è l’unico elemento rilevante, ma lo è di sicuro, soprattutto in paesi dove esiste libertà di pensiero e di espressione (e noi, grazie a Dio, siamo tra quelli). E, se ci pensi bene, avrebbe potuto essere così anche ai tempi dei Sumeri: se fossero stati in tanti ad essere capaci di scrivere e leggere, e ad essere liberi di far circolare le loro tavolette, il processo di creazione dell’opinione pubblica sumera non sarebbe stato fantasticamente simile al nostro? Comunque, sono curioso di conoscere le evoluzioni del tuo pensiero in materia; e spero di essere capace anch’io di scrivere una nuova puntata.
      Squonk

    6. b.georg Says:

      perdonami se ti intaso i commenti, ma mi piace proseguire il gioco:-) se i sumeri avessero potuto stampare le loro tavolette, diffonderle e avessero avuto un “pubblico” di lettori, cioè di persone liberate da un eccesso di lavoro fisico che potevano istruirsi attraverso l’assimilazione in età infantile di una cultura fondata sulla parola scritta e su un alfabeto fonetico, in un contesto sociale di divisione per classi economiche non su base etnica o tribale, sì, il loro processo sarebbe stato simile 🙂 ma allora sarebbero stati nell’europa del 500…
      per me, insomma, quel “pubblico” che sta dietro a Opinione Pubblica non significa solo “della maggioranza”. Dietro questa corretta accezione, ne vedo altre due: da una parte “universale”, cioè prodotta da un medium che prescinde dagli aspetti accessori e carnali del linguaggio (essenzialmente l’alfabeto fonetico) e porta così alla luce una divisione del campo tra pubblico e privato, universale e soggettivo, facendo nascere la nozione di “cosa pubblica” (l’opinione “sul pubblico”); e dall’altra significa “che è pubblico di un medium che nel suo funzionamento presuppone una fruizione unidirezionale e distribuita” (l’opinione “del pubblico”). Ciò detto, chiunque vede la contraddizione in quello che ho appena scritto: come fa un’opinione a essere universale? So che mi sto infilando in un ginepraio, ma a me pare che la contraddizione sia “in res” e che bisognerebbe, per scioglierla, rivolgersi a un’antica diatriba: quella tra Protagora e Platone intorno alle nozioni di democrazia e di verità… Ma qui davvero è meglio fermarsi

    7. b.georg Says:

      ho ripreso la cosa da me per riassumere, con link e tutto, spero non ci siano problemi 🙂
      g.

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