Greetings from New Orleans: 3 – First Cemetery
Sara’ perche’ e’ la citta’ del voodoo, ma tutte le guide dicono che bisogna visitare i cimiteri di New Orleans. Non che mi dispiaccia, e’ una cosa che faccio in ogni citta’, se posso. Si impara molto, dai cimiteri, sugli usi e costumi di un luogo – ma di questo, magari, se ne parlera’ un’altra volta.
Mi faccio tutta Loyola, e poi Elk, e poi Basin, e arrivo al First Cemetery.
E’ un quadrilatero piccolo, incastrato dentro un quartiere dove il 95% degli abitanti e’ nero. Tutt’intorno si vedono gruppi di amici seduti sugli scalini di ingresso delle case, famiglie sui balconi, ragazzi che giocano a football in strada. Dentro, e’ un’accozzaglia mai vista di tombe, tirate su apparentemente senza ordine ne’ idee; spesso non c’e’ nemmeno lo spazio fisico per passare tra l’una e l’altra.
Tanti nomi francesi, visconti nati a Kingston ed a Versailles, due manciate di nomi anglosassoni, un bel po’ di italiani. Avendo girato piu’ d’una volta il Monumentale di Milano, non mi stupisco nel vedere che la tomba comune piu’ grande e splendente tra tutte, ancora perfettamente tenuta, e’ quella degli italiani, gente che spese quarantamila dollari di un secolo fa per far preparare questo monumento in patria, e poi farlo arrivare via nave in riva al Mississippi.
Mi fermo a guardare la tomba di Eliza Lewis, prima moglie del Governatore della Louisiana, morta a vent’anni il ventisette settembre del 1804; la lapide che sta sulla sinistra e’ quella di sua figlia Cornelia, morta lo stesso giorno all’eta’ di tre anni. Quella che sta a destra ricorda il fratello, morto in un duello fatto “per difendere l’onore del cognato”.
Le tombe sono miste. Cattolici e protestanti, tutti insieme, anche se il cimitero e’ cattolico. La chiamano The Big Easy, New Orleans, e ci sara’ pure qualche motivo.
October 18th, 2004 at 11:18
Che invidia i cimiteri di New Orleans. Li fotografi tutti, mi raccomando.
(e trovi un sinonimo di “puttane”, non so perché ma scritto da lei stona…)
October 18th, 2004 at 11:32
cocottes, ça va sans dire
quelle tre tombe (moglie, figlia, cognato) mi pare nascondano un drammone da romanzo d’appendice che lei potrebbe anche raccontare