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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    14/12/2004

    Greetings from Geneva 3 – Voci bianche

    Filed under: — JE6 @ 22:01

    Girato uno dei molti angoli di queste vie tortuose della città vecchia, ci si trova di fronte alla scalinata della cattedrale di St. Pierre. “Andiamo a dare un’occhiata” dico al collega, che acconsente, forse perchè intirizzito dall’aria ghiacciata che arriva dal lago.
    Così entriamo, e troviamo una splendida chiesa dalla navate alte e solenni, piena zeppa di gente. E là, in fondo, dietro l’altare, un centinaio di bambini, tutti con la camicia bianca, tutti disposti a creare un coro di voci bianche che dopo pochi minuti riempie lo spazio di questa cosa strana e fantastica che è la gioia dei bambini.
    Sulle panche siedono i genitori, che li guardano e cercano di farsi vedere alzando e muovendo la mano in segno di saluto, e i fratellini e le sorelline che si arrampicano sugli inginocchiatoi e battono le mani tenendo il tempo di queste canzoni di quest’altra cosa strana e fantastica che è il Natale. Fa un po’ meno freddo, a pensarci bene.

    Greetings from Geneva 2 – Good ol’ times

    Filed under: — JE6 @ 21:56

    Uno stacco del genere l’ho visto soltanto ad Ankara: tra città vecchia e città nuova, qui a Ginevra, non c’è soltanto il dislivello che ti fa salire mentre il calendario va a ritroso. C’è il solco profondo che divide due mondi: da un lato gli alberghi a cinque stelle, le centinaia di banche private, le limousine, le vie incendiate dalle luminarie di Natale; dall’altro, a poche centinaia di metri, il silenzio delle vie pietrose, severe ma non tristi, che si mostrano nella loro bellezza sobria.
    Per un po’, sembra non solo di trovarsi in un’altra città – e quale, poi? – ma sembra di essere tornati indietro nel tempo, anzi: sembra di essere davvero fuori dal tempo. Ci sarebbe da vergognarsi, per aver scritto una banalità lialesca come questa, se non fosse che è proprio così, che qui, nella città vecchia, l’orologio è un di più, superfluo e persino fastidioso.

    Greetings from Geneva 1 – I sette nani

    Filed under: — JE6 @ 21:48

    A dire il vero, eravamo un po’ più di sette; venticinque, occhio e croce.
    E tutti rigorosamente sotto i centoottanta centimetri di statura, chè altrimenti sull’ATR non si riesce a salire, a meno di non andare a carponi.

    Anch’io

    Filed under: — JE6 @ 08:32

    E che Dio me la mandi buona con il viaggio di ritorno, chè di questi tempi.
    Wittgenstein