L’importanza di chiamarsi Mario
A volte il marchio è davvero tutto, è la differenza tra la morte griffata di un novantacinquenne regista suicida malato di cancro e la morte hard discount di un novantacinquenne pensionato suicida malato di cancro – poi dice che il marketing non serve.
November 30th, 2010 at 10:48
Rispettosamente faccio notare che di marketing non si tratta affatto, bensì di meritatissima notorietà del regista in virtù di una produzione eccezionale per quantità, per l’impatto ereditario nella cultura di un paese intero e qualità. La morte suicida del Famoso Regista è rappresentativa, emblematica anche di quella del pensionato del quale non si ricorderà nessuno e che grazie anche all’esempio del Personaggio Notorio diventa motivo di riflessione.
November 30th, 2010 at 11:18
Ma quanto è qualunquista questa battuta… Monicelli è stata una delle menti più lucide del nostro paese, non dico capirlo ma almeno un minimo di rispetto. Grazie.
November 30th, 2010 at 12:09
Cerchiamo di capirci. Qui nessuno mette in dubbio la grandezza di Monicelli, né la sua “meritatissima notorietà”: con le sue cose ci son cresciuto anch’io. E’ solo che a me fa un po’ sorridere leggere di un uomo che avrebbe voluto decidere di tutto fino alla fine, quando molto probabilmente – come chiunque al posto suo in quelle condizioni – era soltanto terribilmente disperato e impaurito e stanco. Tutto qui. Le considerazioni sul rispetto, vabbeh.
November 30th, 2010 at 16:34
Il marchese del grillo sicuramente è stato il film più bello… Su questo non c’è dubbio… Mi chiedo piuttosto dov’è la location.. Dov’è che lo hanno girato..
November 30th, 2010 at 16:58
Come spesso capita, lei è l’unico con cui mi trovo d’accordo riguardo a questa vicenda su cui ho letto tante cose incredibili.
November 30th, 2010 at 17:11
Imparerò a comportarmi come si deve
November 30th, 2010 at 21:11
Sir, ma tutto ‘sto cinismo non ci sta in qualche modo rovinando?
Io comincio a non poterne più. Io, ee.
Per te, chiedo.
November 30th, 2010 at 21:57
Mah, io di cinismo non ne vedo. Non qui, quantomeno. Poi, il protagonista della vicenda del cinismo aveva fatto bandiera, ma su questo possiamo pure glissare.
December 1st, 2010 at 13:09
“molto probabilmente – come chiunque al posto suo in quelle condizioni – era soltanto terribilmente disperato e impaurito e stanco”
questo è condivisibile, apprezzo la marcia indietro rispetto al giudizio iniziale, nettamente più tranchant, forse a questo punto più nel tono che ne traspare che nelle intenzioni.
December 1st, 2010 at 13:37
Non per puntiglio – o magari anche per quello – ma nessuna marcia indietro. Il giudizio non era su Monicelli, ma su mille sapidi commentatori da quotidiano e da socialcoso, quelli che sanno come stava, quelli che sanno cos’ha voluto davvero fare. Loro.
December 1st, 2010 at 18:00
Credo anch’io di aver avuto una reazione simile: la proma sensazione e’ stata di quanto debba essersi sentito solo, disperato e come niente e nessuno potesse avere piu’ un senso, la frustrazione di voler avere il mondo in pugno ed esserne invece sopraffatto. Leggo i giornali e vedo che la lettura dello stesso evento e’ diametralmente opposta: un uomo fiero, un eroe, che fino alla fine e’ stato padrone del suo destino.