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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    25/10/2006

    Gruesse aus Mainz – 4. Mancano solo Luca e Paolo

    Filed under: — JE6 @ 22:22

    Augustiner Strasse. Il negozio della Lavazza, una vetrina fatta di tazzine, vassoi, cucchiaini, accessori vari. Una vetrina solo per il caffè. Come se a Milano ci fosse, non so, un negozio monomarca della Paulaner – che, a pensarci bene, non sarebbe mica una brutta idea: anyone interested?

    Gruesse aus Mainz – 3. Melting pot

    Filed under: — JE6 @ 22:18

    Ora, il melting pot uno se lo aspetta – chesso’ – a New York. Invece arriva a Mainz, la Magonza di Giovannino Gutemberg, con la sua Altstadt pedonale, l’acciottolato, le piste ciclabili, le case del Sei e del Settecento, le chiatte silenziose sul Reno, le luci basse che lasciano sfavillare il Duomo, ed è tutta una teoria di chinese bistro, pizzeria pepè, doner kebap, bistrorante l’angolo [1]. Tassisti italiani, turchi, magrebini. Viene quasi voglia di incontrare uno skinhead.

    [1] Ve la ricordate l’immortale rubrica di Cuore, “Botteghe oscure”? Ecco. Cristosanto, ci facciamo sempre riconoscere.

    Gruesse aus Mainz – 2. Digitare il PIN

    Filed under: — JE6 @ 22:00

    C’è sempre una prima volta: un albergo senza chiavi, dove si apre tutto – il portone esterno, le porte delle camere – con un codice, sei numerelli che ti vengono dati con la fattura (pagamento anticipato, naturlich). Il PIN del bancomat, quello della carta di credito, adesso quello dell’albergo. Ma ho i neuroni brasati, santocielo, e la memoria vacilla.

    Gruesse aus Mainz – 1. La falce e l’aratro

    Filed under: — JE6 @ 21:57

    C’era qualcosa che non mi tornava, lungo l’autostrada in Germania, come una sensazione di assenza non ben definita. Dopo un po’, mi è sembrato di capire cosa mi mancava. L’agglomerato urbano, il capannone industriale, il centro commerciale aperto sette-giorni-su-sette. E’ la deformazione del milanese, che esce dalla città’ solo nominalmente, mentre non fa altro che passare da un paese all’altro, e tutto intorno non vede che case e – appunto – capannoni, aziende, negozi. Provate a guidare da Milano Certosa a Vicenza, e contate i chilometri liberi, aperti alla vista: è tutto un calzaturificio, un mobilificio, un’acciaieria. Qui, invece, da Basilea a Karlsruhe a Mainz, sono solo campi e boschi, soia, mais, alberi, ogni tanto in lontananza qualche paese con il suo campanile alto quindici metri e quindi ben visibile da grande distanza. Uno si immagina la Germania come il paese della grande industria, Krupp e Volkswagen e ciminiere e fabbriche. Che ci sono, intendiamoci. Ma c’è tanto altro, ed è anche bello, e fa venire – incongruamente, forse – nostalgia di casa.

    On the road again

    Filed under: — JE6 @ 11:28

    Il titolare, qui, si mette in macchina alla volta di Mainz e Wiesbaden (sì, lo so, a trenta chilometri di distanza è disponibile il microscopico aeroporto di Francoforte – ma se si decide la partenza giusto trentasei ore prima, a volte capita di non trovare voli disponibili). Fate i bravi, e pensatemi mentre percorro quelle sottili strisce di asfalto che gli svizzeri si ostinano a chiamare autostrade.

    Come il maiale

    Filed under: — JE6 @ 08:56

    Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Così, la cosiddetta crisi dei reality show dà vita a un sottogenere dei talk show: quelli che si occupano della crisi dei reality show.