Bukowskitsch
Negli ultimi tre giorni ho dormito quanto mi capita di fare, normalmente, in dieci. E niente, come ogni volta che mi capita un periodo così – un accumulo di stanchezza e condizioni fisiche diciamo un filo precarie – ho la sensazione che spesso ci facciamo fregare da questa stupida idea fintamente romantica e ancor più fintamente maledetta che sia tanto bello fare i Bukowski de noantri – i dritti notturni, l’alcool, le mattine con la bocca impastata e le occhiaie viola, il restare in piedi perché se dormi sei morto e la vita invece è là fuori, nei locali, su Sky o – diosanto – sui socialcosi. Il fatto è che bisogna avere la stoffa per essere come il vecchio Charlie, e quella stoffa è merce rara: il resto è kitsch.