Andere Destination
In Alto Adige, per la precisione a Merano, ho trascorso undici mesi della mia vita, ai tempi nei quali i giovani virgulti del Paese prestavano servizio militare nell’esercito della Repubblica.
Depurando la valutazione dalla nostalgia per la gioventù e dai brividi causati dal freddo notturno, questa richiesta fatta al governo austriaco da 113 sindaci della provincia di Bolzano non mi sorprende per nulla.
Nel 1990, la televisione del corpo di guardia del Terzo Gruppo Squadroni “Savoia Cavalleria” era sintonizzata su due canali: la ZDF tedesca e la ORT austriaca. Gli indigeni, in massima parte, leggevano un foglio di nome “Dolomiten”, scritto in tedesco con la testata in caratteri gotici. Avevo un compagno di stanza, lontano parente di un famoso sciatore, che non parlava l’italiano – e lo capiva pochissimo. Nella piazzetta di Schenna, pochi chilometri sopra Merano, una cassetta della posta era stata dedicata, mediante l’apposizione di lettere adesive, alla corrispondenza verso Deutschland; e quella a fianco, invece, alla corrispondenza verso Andere Destination. A Lana, amena località della Val Venosta, un buon numero di bar non serviva chi si fosse azzardato a fare ordinazioni in lingua italiana. Ai tempi, le targhe avevano ancora la sigla della provincia: e tutto ciò che non era BZ era Italia. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
January 25th, 2006 at 11:24
vorrei aggiungere qualche precisazione perché ritengo che il tuo post si presti ad interpretazioni molto diverse fra loro e non pretendo di giudicarne il senso a priori.
se si vuole valutare il gesto di quei sindaci – a cui corrispondono speculari iniziative in territorio austriaco – non vale la pena soffermarsi più di tanto: se interpretano il pensiero della popolazione di lingua tedesca, è cmq espressione di un’opinione di minoranza: l’autonomia della provincia di bolzano ha stabilito condizioni troppo vantaggiose per essere barattate con istanze nazionalistiche. è noto che questi argomenti, fini a se stessi, sono utili solo in campagna elettorale.
l’austria ha già svolto, ed esaurito, la sua funzione di tutore del sudtirolo presso l’onu: secondo gli accordi contenuti dal pacchetto moro (1966), l’austria avrebbe atteso il varo dell’ultima norma di attuazione per firmare la ‘quietanza liberatoria’. purtroppo questo è avvenuto soltanto nel 1992, ma da allora la questione è chiusa. chiusa senza appello, il che significa che le iniziative di sindaci o chiunque altro non avranno alcun seguito sul piano internazionale.
quanto all’esperienza da te descritta, è indubbia. il punto è: che problema c’è? la costituzione prevede:
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoii di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 6. La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
semmai, ciò che non è nuovo sotto il sole e che era un problema (sono passati 50 anni ed i danni irreparabili sono già avvenuti) è la mancata applicazione della costituzione – naturalmente in modi differenti per addattarsi ai diversi contesti e alla differente consistenza numerica – a difesa di altre minoranza linguistiche (occitane, ladine, slovene, etc.).
ripeto che la mia non è una polemica. mi hai solo offerto lo spunto per affrontare un argomento sconosciuto o trattato con molta superficialità.
January 25th, 2006 at 21:38
La faccio un po’ più semplice. L’Alto Adige è un esempio macroscopico di paraculismo e ipocrisia. Migliaia di persone che non si sentono italiane (e, diciamolo: non lo sono) ma che non lascerebbero mai l’Italia e i suoi soldi. Infatti, i centotredici mattacchioni mica chiedono l’annessione all’Austria. Fanno una gran tristezza, anche se hanno i gerani fioriti dodici mesi su dodici.
January 26th, 2006 at 10:49
a dire il vero, i soldi non arrivano dall’italia ma restano in loco: status vantaggioso di cui godono sia gli italiani sia la popolazione germanofona, come pure le comunità di lingua ladina. i 113 mattacchioni, come molti altri cretini o esagitati dai ruoli differenti, costituiscono un fenomeno assimilabile a molti altri diffusi nella nostra penisola: dai chi vorrebbe una trieste asburgica ed erige statue all’imperatrice sissi ad un gentilini che sparla di celti, dio po e razza padana.
un megafono in mano non impedisce di dire cazzate.