Venghino, signori, venghino
ti dirò. domenica la fiamma è passata per la mia città. ora, io credo di essere una persona mediamente civile e tollerante. ma dopo le ragazze pon-pon che distribuivano bandierine, dopo i ragazzini in motoretta che distribuivano gadget, dopo il camioncino discoteca che scaldava la piazza, dopo i camion urlatori che scaricavano bandierine, gadget e lattine di bibita nel casino più totale e l’estasi della gente che mi stava intorno… beh, guarda, mi sarei avventato io stesso sulla fiamma per far finire quel delirio assurdo.
e forse i disobbedienti esagerano e si fermano al dito perdendo di vista la luna. ma magari è tutto l’insieme ad aver perso di brutto la misura. è una brutta gara a dare il peggio di sé.
Ho seguito un due-tre volte il Giro d’Italia (Mortirolo, Cuvignone), e confermo quello che scrive Sergio Maistrello nei commenti al post di ieri. E’ tutto splendido – la gente, le tende, il vino, le risate, la pioggia, il sole – fino a quando non arriva la famigerata carovana-del-giro. Un circo Barnum molto simile a quello descritto da Sergio, che si snoda per un paio d’ore, fino a pochi minuti prima dell’arrivo dei ciclisti. Una cosa che ti fa passare ogni poesia, una Disneyland della quale le migliaia di persone assiepate in attesa della maglia rosa non sentono alcun bisogno.
Provi poi a ragionarci sopra, ti dici che le Olimpiadi, il Giro, i Mondiali di calcio stanno in piedi perchè ci sono i soldi della televisione, degli sponsor, del merchandising; ti dici, insomma, che quell’orgia di decibel e colori non è altro che il prezzo che stai pagando per vedere lo spettacolo. Sai che è vero, ma ti chiedi se il tutto non potrebbe essere meno pesante, invadente, urlato. Si chiama senso della misura, e forse lo abbiamo perso tanto tempo fa.