Pozdrav z Prelouc – 1. Come a casa
Per motivi che non vale la pena stare qui a raccontare, finisco per trovarmi su una Skoda lanciata a 170 all’ora su un’autostrada ceca, in compagnia di un imprenditore locale che indossa un parente stretto di un sacco di juta, e di una insegnante di inglese che fa da interprete e che mi fa sapere di gestire, insieme al marito, una sorta di pub in un villaggio di duecento anime (babe, I’m your man). Tutto sommato, basta uscire da Praga per entrare in un mondo che non sembra essere tanto distante dal nostro, dal mio: i campi e i pioppeti e i paesini e l’orizzonte piatto, come in Lomellina, o a San Martino in Rio, o nella pianura piacentina. Ci ritroviamo a parlare di viaggi, di figli, di vino e di birra, di traffico, con la confidenza che si regala agli estranei; quando scendo dalla macchina, sono in un microscopico paesino della provincia ceca: mi chiedo “cosa ci faccio qui?”, e subito mi rispondo che il motivo lo so bene (ed è quello per cui mi pagano), e che anche se non lo sapessi, beh, in fondo non sarebbe un problema.