Da queste parti, nei dintorni della Madonnina, si usa un proverbio che, tradotto, suona più o meno “Piuttosto che niente, meglio piuttosto”. Che è ciò che sostiene Silvio Sircana nelle sue interviste di ieri, quando dice “alla mancanza d’informazione preferisco un po’ di cattiva informazione“. Sircana difende – concediamoglielo: in modo abbastanza nobile, data la situazione – un principio, una di quelle grandi parole d’ordine nelle quali vogliamo credere per continuare a credere nello sbilenco mondo che abbiamo messo in piedi. Ma se non ci nascondiamo dietro a un dito, dobbiamo riconoscere che le libertà di espressione e di informazione sono già soggette a tanti vincoli: l’esistenza del reato di diffamazione, per intenderci, significa che non si può proprio dire tutto di tutti. E allora forse non è vero che preferiamo avere un sistema di regole che privilegia la cattiva informazione alla mancanza di informazione, perchè la cattiva informazione può essere dannosa – quando non letale – in modi diversi ma non meno pericolosi e violenti rispetto alla completa assenza. Però è più facile vietare (o permettere, a seconda dei punti di vista), piuttosto che imbarcarsi nel giudizio “questo è buono, questo è cattivo“: e così, si apre la strada ai mille provvedimenti dei Pizzetti di turno.