Il potere del popolo
Tra le critiche rivolte a Beppe Grillo, le più diffuse ma a mio parere meno consistenti sono quelle che riguardano il suo essere attore, per di più comico. Provenire dal mondo dello spettacolo non ha impedito a Ronald Reagan e Vaclav Havel di diventare presidenti delle rispettive nazioni, mi pare, e non gli ha nemmeno impedito di essere all’altezza del ruolo.
Personalmente, trovo che il buco nero dello schema di pensiero grilliano (sempre che ne esista uno) sia quel suo voler considerare i partiti come un cancro e gli eletti come i dipendenti degli elettori. Al riguardo non ho cambiato idea rispetto a molti mesi fa: quando eleggo qualcuno, lo faccio perchè costui prenda decisioni in nome e per conto mio; talvolta lo farà avendo ben presente i miei desiderata, ma talaltra lo farà (anzi, io pretendo che lo faccia) di testa sua, magari andando anche contro il volere mio e di quelli come me. Perchè dispone di maggiori informazioni, perchè ha un confronto con soggetti con i quali io non entro in contatto e che gli permettono di ridefinire le sue decisioni.
Diciamo la verità, un leader, uno statista (ma anche un vero buon amministratore) non è uno yes-man: nemmeno nei confronti di chi lo ha eletto, cioè di chi gli ha effettivamente conferito il potere. L’ultima cosa che mi auguro è una dittatura, ma un vero potere del popolo, sul serio, mi terrorizza.