L’evoluzione della specie
Da queste parti i vecchi usavano un proverbio che suonava più o meno così: “chi vusa puse’ la vacca l’e’ sua” – e credo che non servano traduzioni. Tu gridi? E io grido più forte. E così mi prendo la ragione. Vinco. Quelli che non sono capaci di gridare, quelli che si sentono a disagio nel gridare – beh, affari loro: là fuori è una giungla, giusto? E allora arrangiatevi, adattatevi, imparate la lezione di Darwin.
E allora mi sa che ci dobbiamo salutare, qui non dureremo ancora a lungo: qui, nonostante si conosca bene la parola e di tanto in tanto la si usi, ci si vergogna a mandare affanculo la gente. Vergogna, esatto, ma di quel tipo che non ha a che fare con le regole della buona creanza, le buone maniere, le crinoline e i telefoni bianchi: piuttosto, vergogna per se stessi, variante intimista della vergogna e dell’imbarazzo che ci prendono nel vedere altri fare cose che noi non faremmo mai – almeno in pubblico. Qui non si sarebbero mai tirate le monetine a Craxi, qui non si sarebbe mai andati in piazza a gridare “vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo”. Qui non si è capaci, qui non si vuole gridare più forte degli altri – quelli che vogliono prendersi la vacca.