Greetings from Mutianyu – La Grande Muraglia
Ci sono posti che hai nel cuore fin da quando eri bambino. Senza un motivo particolare, magari: una favola, un racconto, un film visto insieme a papà, un giornale sfogliato dal barbiere in attesa di salire sul sedile con il cavallo di ferro, una fotografia sul sussidiario. Sono i posti che hai persino timore di vedere, quando ti capita l’occasione di metterci piede per davvero: hai paura che non corrispondano ai tuoi sogni, che siano troppo inferiori a quanto hai immaginato per una vita. Per me la Grande Muraglia Cinese era uno di questi posti, e questa mattina quando siamo saliti sulla macchina che ci portava a Mutianyu avevo proprio quel timore – l’orda di turisti, le pattumiere a cielo aperto, le montagne dalle quali non arrivano i cavalieri mongoli all’assalto dell’impero, i banchetti che vendono le magliette “I have climbed the Great Wall of China” a tre euro l’una. Poi ho trovato tutto questo (tranne le pattumiere a cielo aperto: di quelle era costellata la strada fin da Pechino, ma sono sparite una volta iniziata la salita verso le torri di avvistamento), e ho trovato una giornata di sole velato e di aria fredda, le montagne brulle, i saliscendi spaccagambe, il cielo infinito, le pietre grigie, e uno dei desideri di un bambino con i capelli bianchi.