L’uomo che stava dietro il bancone
Poco più di tre anni fa, ogni tanto scrivevo una quindicina di righe ambientate nel microcosmo di una sala biliardo. Con una sola eccezione, tutti i personaggi erano veri, uomini in carne e ossa che passavano un pezzo più o meno lungo di vita nel tentativo spesso vano di sdraiare cinque piccoli birilli. Due giorni fa se ne è andato uno, di quei personaggi; anzi, di quelle persone: perchè il Marco non era inventato, era vero e grande e grosso, e io adesso posso solo sperare che gli sia lieve la terra.
July 6th, 2007 at 10:07
E’ bello che tu abbia scritto quel post sul Marco senza pensare che poi sarebbe successo quello che è successo. In genere sti articoli si scrivono pensando già al morto, e fanno “complimenti” con il senno del poi. Invece questo post sul marco era sano e genuino e con il senno del prima. Bello.
July 6th, 2007 at 10:14
Quando l’ho scritto, non vedevo Marco già da un po’, perchè – per i motivi e i casi della vita – il suo bar aveva chiuso da tempo. Raccontavo solo e semplicemente chi era “il” Marco, cristallizzato nella mia memoria come lo erano il Gino e l’Ambroeus, il Roby e il Maurizio, ognuno con il suo bravo articolo davanti al nome come si usa qui a Milano. Per me, il Marco era vivo e vegeto, non avevo nessun motivo di scrivere qualcosa a futura memoria. E, in fondo, preferisco continuare, almeno per un po’, a ricordare così lui e tutti gli altri.
July 13th, 2007 at 09:08
Io i post sul bliardo me li ricordo.