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    19/07/2007

    Terzismi

    Filed under: — JE6 @ 09:22

    Obbligato dalla necessità di non abusare di spazio altrui, Leonardo sintetizza così, nei commenti a questo post di Suzukimaruti, il suo pensiero sul famigerato scontro o patto tra generazioni:
    “(…)i famosi giovani, quelli che dovrebbero marciare a Roma per non mandare in pensione i nonni o i genitori, non ci sono.
    Non ci sono perché in realtà molti giovani non sono affatto elettrizzati dalla prospettiva che genitori e nonni vadano in pensione più tardi, in quanto dopo decenni di paghette tendono a considerare il nonno o il genitore principalmente come una risorsa. Se andrà in pensione presto non solo lascerà libero un posto di lavoro, ma integrerà la pensione col lavoro nero, baderà ai nipotini, insomma assolverà pienamente al suo ruolo di piccolo welfare state personale”
    .
    Bene. Partiamo dall’assunto che Leo abbia ragione, cioè che fotografi correttamente la situazione. E chiediamoci: è un bene che le cose stiano così?
    Io penso di no.
    Io penso che un sistema nel quale un figlio unico è privilegiato rispetto a chi ha un fratello ed è molto privilegiato rispetto ad un orfano sia un sistema sbagliato.
    Io penso che sia un male dover dipendere dalla propria famiglia di origine per servizi che dovrebbero essere finanziati e gestiti dallo Stato, utilizzando i genitori come – appunto – surrogato del welfare. Se il mio nucleo familiare si spostasse oggi da Milano a, chessò, Piombino, dovrei poter contare su un welfare di base identico nelle due città: prescindendo dalla presenza fisica dei miei genitori e di quelli di mia moglie. Se così non fosse, quasi tutte le alternative che mi troverei di fronte sarebbero peggiori dello status quo: diminuzione della copertura ricevuta, spostamento coatto di altre persone, rinuncia allo spostamento. Certo, potrei essere fortunato e trovare a Piombino un welfare di base superiore a quello di cui posso godere a Milano: ma a quel punto sarebbe facile ribaltare il discorso mettendosi nei panni di un piombinese.
    Io penso che sia sbagliato creare un sistema che impone a chi va in pensione di continuare a lavorare nelle vesti di assistente sociale a sostegno dei figli, obbligandolo a fare il badante causa mancanza di alternative: portare i nipoti all’asilo, andare a riprenderli, fare le code in posta o in banca o all’anagrafe.
    Io penso che non ci dovrebbe essere nè scontro nè patto tra generazioni.
    Però, notoriamente, io sono un terzista.

    4 Responses to “Terzismi”

    1. caporale Says:

      leonardo è il miglior blogger italiano (vai, al massimo posso concedere che se la giochi con Babsi Jones, Mantellini e acidosignore-quando-c’ha-voglia) e ci ha preso anche stavolta.

      il conflitto intergenerazionale è in gran parte un mito, preso per buono da chi ha letto generazione x pensando che fosse un saggio e non (buona) letteratura.

    2. Squonk Says:

      Ma io non dico che non ci ha preso, infatti. Dico che quello stato di cose che lui fotografa deve essere cambiato. Così, per chiarire.

    3. la spostata Says:

      E’ quello che avrei voluto scrivere io se avessi saputo scriverlo.

    4. laflauta Says:

      Dovrebbe, infatti. A parer mio, si parte ancora da un concetto di famiglia completamente sballato: mamma papà figli nonni e zie, tutti vicini e tutti disponibili a collaborare.
      La famiglia base, in realtà, è costituita da uno-massimo due adulti, e uno o più figli, quando si riesce ad essere abbastanza incoscienti dal metterli al mondo (sperando di poterli mantenere come si deve, intendo).
      Spesso questi uno-maxdue adulti hanno un lavoro precario, un mutuo trentennale e una rata mensile per un’auto media.

      Se i nostri bei governanti partissero da questo presupposto, o si dimetterebbero dalla paura, o dovrebbero rigirare come un calzino tutto lo status delle cose.

      Io, famiglia mamma-figlio con reddito ridicolo, non ho avuto un piffero di facilitazioni, se non uno sconticino per il nido (centocinquanta milalire su ottocento..)e fine. Niente esonero ticket, niente sconto mensa scolastica, nemmeno una scatola di tic-tac alla menta in omaggio.
      E col dubbio che, se mi cadesse la scuola sopra il figlio, non mi limiterei a bruciare la tessera elettorale.

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