Quinta colonna
Leggo oggi, a casa della PlacidaSignora, la Ballata del Persuasore di Marcello Marchesi.
Bella, niente da dire. Nella forma, nei contenuti, nella preveggenza.
Ma. Il “ma” è questo: Marchesi, che noi conosciamo come autore radio-televisivo, era un pubblicitario. Si guadagnava la vita anche (e forse soprattutto), inventando quelli che una volta si chiamavano slogan, e che oggi noi gente del marketing definiamo headlines. Cose come “ti spunta un fiore in bocca“, per intenderci.
Io capisco e so che le critiche migliori sono quelle che vengono da intelligenze “interne”: si sa e si conosce meglio ciò di cui si parla, ciò che si critica. E spesso, queste sono critiche dettate da una sorta di amore per ciò che si fa, per il proprio lavoro, per il proprio microcosmo.
Eppure, io guardo sempre con un certo sospetto alle quinte colonne. So che è banale, che il dire “sputi nel piatto dove mangi” è dannatamente semplicistico. Però, che un calciatore dica “il mondo del calcio fa schifo” e continui a tirar pedate, che un pubblicitario irrida il tentativo di inganno o di persuasione che lui stesso compie ogni giorno, che un politico gridi “i politici son tutti ladri” e continui a star lì, sulla sua poltrona, beh, è una cosa che non riesco a digerire. Ci provo, ma non ce la faccio.
PlacidaSignora
March 26th, 2004 at 11:04
Stavolta Goppai non sono d’accordo. In ogni ambiente l'”insider” critico trova tante o poche cose che non vanno, e le deve dire: se il mio mondo non mi piace non posso tirarmi fuori e andarmene su Marte. E c’è anche modo di criticare il proprio ambiente: genericamente io potrei dire: “il mondo del software fa schifo”, perché è che certe aziende e certe paratiche di programmazione fanno schifo, ma come in tutti gli ambienti complessi ci si trova genio, creatività, generosità, ambizione, avidità, collaborazione, bellezza eccetera. E io ho il diritto/dovere di criticare e prendere per i fondelli ciò che non mi piace.
March 26th, 2004 at 11:13
E lo sapevo che ti arrabbiavi…:-) Invece non trovo nulla di male se un professionista (di qualunque professione, bada), sappia fare dell’ironia anche pungente sul mondo del suo lavoro, riconoscendone limiti e difetti. Non è ingratitudine; è sguardo disincantato.
March 26th, 2004 at 12:08
Anzi… forse se tutti fossero in grado di guardare con ironia e disincanto al loro mondo lavorativo magari ci sarebbe in giro meno gente tronfia che si pavoneggia per il puro e semplice fatto di lavorare (quanto bene non importa) in un dato settore.
March 26th, 2004 at 12:50
Tziu squonk, sono uno BbieTtore mio malgrado, avendo raggiunto i ventisette autunni.
Sono un quasi neo-blogger, quasi perchè ho deciso di mollare il vecchio blog in favore di uno nuovo, effimero, che durerà finchè dura la mia BbieZzione di coscienza….Gilgamesh mi disse che essendo anch’io un “ichnuso” potrei entrare anche io tra i “Fortza Paris”; se è fattibile mi piacerebbe e sarebbe un grande onore (spero non un onere troppo grande).
A menzus viere.
Lo BbieTtore-k
March 26th, 2004 at 13:57
BbieTtore, si consideri aggregato. Appena ho tempo aggiorno il blogroll. Quel “a menzus viere” mi suona già molto più familiare del “a si biri” campidanese: sveli la localizzazione, suvvia.
March 26th, 2004 at 15:20
io per ora sono fuori luogo per studio e obbiezzzione…ma sono della barbagia esattamente del paese del nepente….grazie per aver accettato, anche io aggiornerò quanto prima, adesso ti saluto col MIO vero dialetto.
A mengius viere.
Bbiector
March 26th, 2004 at 15:28
Oliena? Sa domo mia es domo ‘ostra. Benide, benide.
March 26th, 2004 at 16:31
Grazie Squonk.
Mi che hai sbagliato l’href, hai messo due volte “http:”.
A Lunis.
Adiosu in bon’ora.
March 29th, 2004 at 12:03
Oddio, Oliena non è famosa solo per il Nepente, anche se da solo questo le varrebbe buona fama.
Con un gruppetto di pizzinnos locali, alla fine degli anni ’70, andavo a contare i grifoni e i gipeti da Monte Novo S. Giovanni, bei tempi.
Tra le altre cose, ha dato i natali al buon Zola.
Son cose.