Come tutte le mattine, passo a buttare la spazzatura.
Come tutte le mattine, giro i quattro angoli dell’apposito locale condominiale, dividendo vetro, plastica, resti dei resti e carta.
In uno dei due grandi bidoni di plastica bianca, che dovrebbero raccogliere giornali, scatole dei biscotti e carte varie, questa mattina brillano le copertine di una decina di libri. Steinbeck, Sartre, Bellow, Solzenicyn, Buzzati.
Sono in buono stato, vecchie edizioni tascabili conservate con un certo rispetto. Vicolo Cannery mi guarda, mentre io mi chiedo a chi, tra i miei condomini, può essere saltato in mente di disfarsi di quelle pagine. Se decidi di rinunciare ad un libro, puoi regalarlo a qualcuno, un amico, la biblioteca di quartiere; puoi provare a guadagnarci cinquanta centesimi vendendolo ad un baracchino dell’usato; puoi fare spazio in cantina e tenerlo lì, nell’oscurità, insieme alle bottiglie di olio ed alle ricariche del sapone per le mani.
Invece, eccoli lì, tra il Corriere di venerdì e tre confezioni vuote di spaghetti Barilla. Ne prendo con me quattro, due Steinbeck, un Bellow ed un Sartre. Li prenderei tutti, se avessi posto in libreria, ma confido nel buon cuore di qualche coinquilino. Scuoto la testa, incredulo, e vado a prendere la macchina per andare in ufficio.
Update: ieri sera, i dieci orfanelli residui erano ancora lì, nel bidone della spazzatura. Adesso, sono in salvo. Anche i “Peccati di Peyton Place”, anche quello.