Loro due, e noi
Come la penso io, a quattro giorni e spiccioli dal ballottaggio che deciderà il prossimo sindaco della città nella quale sono nato, cresciuto e ancora ostinatamente vivo, quel ballottaggio che dovrebbe (potrebbe) segnare la famosa inversione di tendenza, il cambio epocale che farebbe tornare la democrazia in questo sventurato paese, come la penso io l’ha scritto Simone qualche giorno fa in un post dal quale riprendo una frase:
L’unica cosa che so è che non servono le piste ciclabili, più parcheggi, meno smog e le madonne girate. Non avete bisogno di sindaci di destra, né di quelli di centro sinistra, e sinistra. Non è un battaglia tra PdL e PD, quella cittadina. È un tremenda ed inutile, invincibile, guerra tra “buongiorno” e “tanto è uguale”.
Ecco, io la penso così. Penso che cambiare sindaco ci farebbe bene, penso – spero – che saremmo governati meglio. Che sì: piste ciclabili e parcheggi e aria pulita e utilizzo degli appartamenti sfitti e tutto il resto. Ma non penso che siamo cambiati noi, noi presi nel nostro insieme. Voterò Pisapia, con la convinzione che sia una scelta giusta e con lo sfinimento rabbioso che mi rendo conto di provare nei confronti di Letizia Moratti e il resto della sua compagnia. Ma io non mi sento diverso, non lo sono: e come me, i miei concittadini.