Formiche
Pare impossibile, ma anche nei centri commerciali ci sono zone franche, tranquille, piccole oasi di silenzio, nelle quali fermarsi non per riposare, ma piuttosto per guardare il mondo mentre si dedica ad acquistare qualunque cosa il Mercato metta a disposizione.
E’ un’esperienza emozionante, soprattutto se si pensa che è come guardarsi allo specchio, moltiplicato per qualche migliaio di volte.
Oggi ero lì, a godermi cinque minuti di relax in attesa che mia figlia sbrigasse la pratica di cavalcare un elefante rosa. C’erano tutti: i sedicenni ispidi, le cinquantenni grasse, i siciliani in gita di famiglia, i bauscia con le scarpe grosse, i bimbi impauriti, le ragazzine con l’ombelico scoperto, gli ex-yuppies con la cravatta arancione, le mamme che tra un’ora si va a catechismo, le nonne piegate dall’artrosi, i nonni che vorrebbero essere al bar invece che a spingere un carrello colmo di acquaprimula.
C’erano proprio tutti, sì. E tutti, in cuor loro, convinti di essere degli individui con un tocco di particolarità, capaci di essere unici nel pensiero e nelle azioni, fieri difensori dell’Io.
C’erano proprio tutti, sì. E tutti a seguire gli itinerari tracciati sul pavimento con piastrelle di diverso colore, tutti in fila ad entrare ed uscire dagli stessi negozi, tutti a bere lo stesso caffè, tutti a mangiare lo stesso gusto di gelato, tutti a comprare un pacchetto di chewing-gum mentre fanno la coda alla cassa della coop, tutti a guardare le stesse scarpe rosa e le stesse maglie verde mela, tutti a mangiare la stessa pizza al trancio. Tutti. Il paradiso terrestre dell’uomo del mass marketing.
C’erano proprio tutti, sì. C’ero anch’io.
March 28th, 2004 at 15:29
ma come sbrigare la pratica???un po’ più di convizione….vuoi mettere farsi portare da un elefantino rosa????
March 28th, 2004 at 17:27
Lei era quello con la cravatta arancione?
(Ha mai fatto caso che i centri commerciali sono off-limits per chi, come me, non è provvisto di un auto? La caratteristica che accomuna tutte quelle formiche, per quanto diverse siano, è quella di avere un mezzo di trasporto che le abbia portati fin lì. Confusamente mi pare che su questo si possano fare delle considerazioni, ma non so bene quali).
March 29th, 2004 at 09:58
Non raccolgo le provocazioni. Io ero vestito come un trentasettenne che, a torto, si crede giovane: giubbotto, felpa istoriata di loghi vari, jeans lisi e persino bucati, e le ormai proverbiali Converse Weapon. Facevo ridere come gli ex-yuppies, insomma.
March 29th, 2004 at 22:13
mi ricorda “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Ouspensky. Interessante. Come il tuo blog. saluti Laura