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    17/03/2004

    La faccia oscura dell’acronimo

    Filed under: — JE6 @ 18:17

    Chi, per scelta o avventura, frequenta questo blog di periferia, sa dell’idiosincrasia che il suo gestore ha nei confronti degli emoticons, le famose/famigerate “faccine” che dovrebbero esprimere sensazioni unendo laocoonticamente i segni di interpunzione.
    Leggo, con piacere seppure di fretta, di blogger che lanciano una meritoria campagna contro alcuni acronimi che infestano la blogpalla. Mi associo incondizionatamente – e mi si perdoni il secondo inutile avverbio di modo.
    Insomma, se c’è una cosa bella del blog è la possibilità di scoprire gente che scrive bene. Che usa ed ama usare le parole per quello che sono, contenitori di significato e di emozioni, che è anche capace di torcerle per estrarre significati ed emozioni nuovi e diversi.
    Intendiamoci, il sottoscritto non è esente da colpe (ergo, predica bene e razzola male), ed avreste dovuto leggerlo quando lavorava in una multinazionale americana: un profluvio di asap, btw, fyi. Ma c’è un tempo per peccare, ed uno per redimersi. E poi, cazzo, comunicavo con gente che buttava gli occhi sul Pacifico, mica con gli eredi di Dante Alighieri o Michele Serra (è il primo nome che mi è venuto in mente, cambiatelo a piacere). Per scrivere bene, davvero, non c’è bisogno di acronimi; specie se si abbisogna di una legenda per interpretarli.
    Manteblog, Luciano Giustini e – purtroppo – Falso Idillio

    8 Responses to “La faccia oscura dell’acronimo”

    1. Carlo Says:

      IMHO hai ragione (btw la nostra lingua consente tranquillamente di fare a meno degli acronimi). Tra l’altro non capisco che bisogno ci sia di ribadire continuamente che si tratta di proprie opinioni, e di chi dovrebbero essere? Anche laocoonticamente, però, non è male (ROTFL!).
      Questo ovviamente FYI, quasi quasi ci faccio un post ASAP.

      😉

    2. mistral Says:

      Però sarebbe divertente proporre degli acronimi italici, invece di seguire l’onda anglosassone… “appena possibile”, per dire, sarebbero due caratteri invece di quattro (ap/asap), risparmio che con i 160 disponibili negli sms non guasta. Scommetto che Lei non li ama, gli sms, vero Sir?

    3. SiSi Says:

      Io conosco poco il linguaggio tecnico internettiano, e pochissimo la lingua d’Albione. Da brava analfabeta dico “io credo che”, “che ridere!”, “senz’offesa” eccetera. E continuerò così sino a quando l’artrosi deformante da novantenne mi permetterà di picchiettare su una tastiera. Ciò non toglie che una faccina scherzosa sorridente ogni tanto sia utile onde evitare equivoci, visto che le frasi scritte non permettono intonazioni di voce o sguardi o gesti. Ci sono volte che le metterei persino negli articoli, guarda un po’…(faccina che strizza l’occhio)Invece non capisco l’odio per gli avverbi di modo; che cos’è, una nuova moda lanciata da qualche novello guru della kultura? (faccinasghignazzante)

    4. Squonk Says:

      Dottor Brodo, che Dio la perdoni. Ho una forte tentazione di editare il commento ed eliminarne la chiusura…
      Mistral, cara: ne faccio uso come tutti. Ma, a costo di sfondarmi il pollice, scrivo tutto per esteso: altro che brutture tipo “nn”, “ke” et similia.
      Signorina, è una delle sante raccomandazioni del sommo King.

    5. mistral Says:

      Allora siamo in due, Sir…

    6. mitì Says:

      Sommo chi?

    7. Effe Says:

      Somma, credo volesse dire somma

    8. mafe Says:

      Ma acronimi italici esistono, basta iniziare a usarli. Su it.arti.cinema diciamo PDA (perfettamente d’accordo), SBAM (caduto a terra dal ridere) e NCUCDC (non capisci un cazzo di cinema). Per me sono parole come le altre, cioe’ belle 🙂

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