E’ l’ultima settimana di lavoro. Quasi nulla di quello che sto facendo si conclude, sono tutte cose che dovranno essere riprese in mano fra due o tre settimane. In mezzo ci stanno le vacanze, e ci sta buona parte di agosto. E’ una cosa che soffro, questa sensazione di sospensione forzata, questo dover entrare nella corsia dei box, rallentare, cambiare gomme, fare rifornimento e aspettare che qualcuno alzi il lollipop per poter ripartire.
Ogni tanto ci penso, e mi rendo conto che c’è un grosso inganno. Quello che ci fa pensare che stare fermi sia male. Quello che ci fa stare in perenne movimento, perché se tutti si muovono devo farlo anch’io – lavoro, amore, tempo libero. E così finiamo per essere come il diapason, che lo tocchi e si muove e si muove e si muove così velocemente che sembra immobile, e non si sposta mai, e rimane sempre nello stesso posto – noi e la nostra paura di restare fermi, quando restare fermi per tutto il tempo che serve è l’unico modo che abbiamo per poterci muovere davvero, per ripartire.